Qualche dato (sconfortante) sugli incendi boschivi in Italia
Gli incendi boschivi sono un problema ricorrente nel nostro Paese. Ogni estate, infatti, migliaia e migliaia di boschi vengono ridotti in cenere. Ed i dati non sono affatto incoraggianti. Secondo il rapporto rilasciato da Legambiente, nei soli mesi estivi del 2017, più di 26.000 ettari di boschi sono stati bruciati, 13.000 nella sola Sicilia. Diciamo sono stati bruciati perché la stragrande maggioranza degli incendi non é causata dalla natura ma dall’uomo. Sono incendi dolosi, per volontà o per distrazione di chi ne é causa.
Gli incendi naturali, infatti, per svilupparsi, oltre all’aria ed al combustibili hanno bisogno di una grande fonte di calore, come un fulmine o un’eruzione vulcanica. E, questo, non avviene molto spesso nel nostro Paese.
Gli interventi sono stati spesso non all’altezza, caratterizzati da enormi ritardi e mancanza dei mezzi adeguati. Bisogna dire, però, che il numero di incendi dolosi é imprevedibile e la Protezione Civile sta facendo il possibile per organizzare al meglio gli interventi.
Oltre al danno ambientale che questo comporta anche i centri abitati, e quindi le nostre case, vengono messe in pericolo.
Cosa si può fare per fermare gli incendi dei nostri boschi: la videosorveglianza come sistema di protezione dei nostri Parchi
Quello che sicuramente é possibile fare nell’immediato e con una spesa ridotta é la videosorveglianza dei boschi con telecamere. Trattandosi infatti di incendi dolosi il fatto di segnalare che l’area é tenuta d’occhio da telecamere potrebbe fungere da deterrente e, se questo non dovesse bastare a fermare i piromani, l’intervento sarebbe più tempestivo e i danni sarebbero ridotti.
Tali sistemi vengono già utilizzati da molti anni per il monitoraggio delle piene fluviali.
Di che tipo di telecamere si tratta e come funzionano
Non dobbiamo immaginare il genere di videocamera che abbiamo a casa nostra per difenderci dai ladri. Due tipi di videocamere possono essere utilizzate nella lotta agli incendi boschivi. Le prime sono le termocamere radiomentriche (e non radiometriche) che fanno uso della tecnologia ad infrarossi. Le seconde sono telecamere megapixel che sono in grado di monitorare grandi aree di territorio boschivo.
Cosa sono le termocamere radiometriche e non radiometriche
Bisogna innanzitutto distinguere fra termocamere radiometriche e non radiometriche. Le prime misurano la temperatura in ogni punto dell’immagine. Quello che verrà visualizzato dalla centrale operativa sarà quindi un insieme di pixel di vari colori corrispondenti alla temperatura registrata. Questo tipo di telecamere viene utilizzato anche nei siti di stoccaggio rifiuti, che potrebbero essere fonte di incendi.
Le termocamere non radiometriche, invece, non misurano il valore assoluto della temperatura ma l’energia termica, vengono spese montate sui droni ma non trovano particolare utilizzo nell’ambito del monitoraggio e prevenzione degli incendi boschivi.
Le fototrappole
Le fototrappole sono, per intenderci, quelle che vengono utilizzate molto di frequente per monitorare la vita della fauna boschiva. Sono mimetiche e funzionano ad infrarossi, si attivano se un animale vi passa davanti. Possono naturalmente essere usate anche per monitorare i movimenti e le azioni delle persone nei boschi e nei Parchi Nazionali. Naturalmente dovranno essere collocate in punti strategici.
Dove vanno collocate le telecamere
Le telecamere usate per monitorare i boschi sono manovrabili da remoto dalla centrale e possono quindi essere spostate nei vari punti sensibili che si vogliono tenere d’occhio.
Inutile dire che i vantaggi della videosorveglianza per gli incendi boschivi sono numerosissimi e gli svantaggi nessuno.
Oltre agli effetti di deterrenza e di tempestivo intervento, infatti, c’é anche il fatto di poter identificare chi ha commesso il reato. Oltre alle videocamere termiche si possono infatti collocare delle videocamere tradizionali nei punti di più facile accesso del bosco. Certamente individuale il luogo ed il momento precisi non sarà facile ma la spesa non é davvero nulla per le amministrazioni pubbliche e potrebbe rivelarsi decisivo.
Progetti di videosorveglianza nei Parchi Nazionali e Regionali Italiani
Diverse aree Regionali in Italia si sono già dotate di sistemi di videosorveglianza, anche grazie ai fondi messi a disposizione dall’Unione Europea. Tra i tanti possiamo citare la Maremma e la provincia di Salerno.
Il Parco Nazionale del Cilento, poi, sta poi finalmente mettendo in opera un progetto, denominato “Progetto Mercurio”. Per questo progetto era stati messi a disposizione 2.6 milioni di euro dall’Unione Europea per l’installazione di 90 telecamere di sorveglianza boschiva. Questo avveniva ormai 10 anni e, rischiando di perdere i fondi, lo scorso hanno l’Ente ha finalmente deciso di portare a termine il progetto.
Quali le pene per chi appicca, volontariamente o per distrazione, l’incendio boschivo
Un paio di anni fa il nostro Paese, dopo decenni di discussioni, ha finalmente introdotto il reato di disastro ambientale, nell’ambito di una legislazione su diversi reati contro l’ambiente. Tale ipotesi di reato é finalmente scritta nero su bianco nel nostro Codice Penale.
La pena inflitta va dai 5 ai 15 anni e può anche essere superiore se, in questo caso l’incendio, é stato appiccato in una zona protetta, come ad esempio una Riserva o un Parco Nazionale.